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Ballonet
Sacca di aria (una o più) che nei dirigibili a pressione (flosci e semirigidi) assicura il mantenimento della forma dell’involucro ed evita il verificarsi di sovrapressioni al suo interno. Il suo scopo principale è quello di compensare, espandendosi o contraendosi, le variazioni di volume del gas di sostentazione dovute a variazioni di temperatura o pressione atmosferica. Quando il volume del gas diminuisce, il ballonet viene riempito in misura corrispondente, il contrario quando il volume del gas aumenta, così da mantenere costante la pressione dell’involucro. Se si hanno ballonet a prua e a poppa si può ricorrere ad un loro gonfiaggio differenziale per ottenere, in modalità statica, variazioni di assetto del dirigibile.


Celle del Gas / Gas cells / Gaszelle / Cellules du gaz
Celle in cui è contenuto il gas di sostentamento. Le celle devono potere contrarsi ed espandersi a seguito delle variazioni di pressione e temperatura. Sono munite di valvole, sia automatiche che comandate per consentire la fuoruscita del gas. Nei dirigibili rigidi e semirigidi il gas è suddiviso in numerose celle. Nei dirigibili flosci, di dimensioni minori, si ha di solito una cella unica.


Dirigibile / Airship / Luftschiff / Dirigeable
Aeromobile appartenente alla categoria degli aerostati o “più leggeri dell’aria”. La sostentazione del dirigibile è dovuta principalmente alla “spinta di Archimede” ottenuta attraverso un gas più leggero dell’aria contenuto all’interno dell’involucro, grazie al quale il “sistema dirigibile” risulta più leggero dell’aria circostante. Le parti principali del dirigibile sono: l’involucro, che contiene il gas; la gondola principale, in cui trovano posto equipaggio e carico (nei grandi dirigibili carico ed equipaggio sono distribuiti fra la gondola e l’interno dell’involucro); le gondole motore (nei piccoli dirigibili flosci motori ed eliche sono collocati sulla gondola principale); le superfici di governo. I dirigibili possono essere: Flosci, privi di armatura interna; Semirigidi, con una trave di chiglia che corre lungo l’involucro, da prua a poppa, e lungo la quale sono distribuiti i carichi; Rigidi, provvisti di un’armatura interna all’involucro che assicura il mantenimento della forma e al cui interno si trovano le celle del gas. In questo tipo di dirigibile l’involucro ha prevalentemente funzioni aerodinamiche e di protezione. Vedi anche ...


Dirigibile a pressione / Pressure airship / ... / ...
Dirigibile in cui la forma è mantenuta grazie ad una leggera sovrapressione del gas. Appartengono a questa categoria i dirigibili flosci e semirigidi.


Dirigibile ad aria calda / Hot air airship / Heissluft-luftschiff / Dirigeables à air chaud
Dirigibile che utilizza come gas di sostentazione l’aria riscaldata a temperature di circa 100°. Può essere a pressione ambiente o leggermente pressurizzato. Ha prestazioni inferiori come autonomia e capacità di sollevamento rispetto ai dirigibili che si sostentano con gas più leggeri dell’aria a temperatura ambiente (elio, idrogeno, …), è però molto più economico sia come acquisto che come gestione. Ha cominciato a diffondersi a partire dagli anni ’70. Viene utilizzato prevalentemente per attività pubblicitaria o riprese aeree.


Dirigibile floscio / Blimp / Prallluftschiff / Dirigeable souple
Dirigibile privo di strutture di irrigidimento dell’involucro che mantiene la forma grazie ad una leggera sovrapressione interna rispetto all’atmosfera circostante. È costituito da un pallone di forma affusolata cui sono collegati direttamente la gondola e le superfici di governo. Motori ed eliche sono integrati nella gondola. All’interno dell’involucro sono ricavati uno o più ballonet per evitare che a seguito delle variazioni di volume del gas di sostentazione si abbiano deformazioni dell’involucro o perdite di gas.


Dirigibile ibrido / Hybrid airship / Hybridluftschiff / Dirigeables hybrides
Tipo di dirigibile in cui una parte significativa della sostentazione, anche oltre il 50%, è ottenuta dinamicamente, attraverso la portanza generata dal movimento o mediante rotori ad asse verticale o orientabili. In linea di massima nei dirigibili ibridi la spinta del gas dovrebbe essere in grado di sollevare il peso del dirigibile vuoto mentre alla componente aerodinamica sarebbe assegnato il ruolo di sollevare il carico. Scopi principali dei progetti di dirigibile ibrido sono quelli di avere una minore dimensione a parità di carico, maggiori velocità, maggiore facilità di gestione del galleggiamento al variare del peso (carburante, carico/scarico, …). Non sono stati finora realizzati dirigibili ibridi operativi, esistono tuttavia numerosi progetti (SkyCat, SkyHook, Lockheed P391, Aeroscraft, …).


Dirigibile Rigido / Rigid Airship / Starrluftschiff / Dirigeable rigide
Dirigibile caratterizzato da un’intelaiatura completa costituita da una serie di anelli collegati da travi che, come una gabbia, ne definisce la forma. All’interno della “gabbia” sono disposte in sequenza le celle contenenti il gas. Lungo l’armatura sono distribuiti i carichi, in modo più efficiente che negli altri tipi di dirigibile. L’intelaiatura è coperta dall’involucro che, in questo tipo di dirigibile non ha funzione di contenimento del gas o di sostegno dei carichi ma aerodinamica e di copertura, può dunque essere proporzionalmente più leggero. L’intelaiatura era di solito realizzata in duralluminio, una notevole eccezione fu quella dei dirigibili prodotti dalla ditta tedesca Schütte-Lanz che come materiale per la struttura aveva scelto il legno. La formula del rigido fu quella utilizzata in esclusivo per i dirigibili di grandi dimensioni. Il primo dirigibile rigido fu l’LZ1 realizzato nel 1900 da Ferdinand von Zeppelin.


Dirigibile Semirigido / Semi-rigid Airship / Halbstarr Luftschiff / Dirigeable semi-rigide
Dirigibile caratterizzato da un lungo trave di irrigidimento che corre da prua a poppa, concorrendo al mantenimento della forma e lungo cui sono distribuiti i carichi, riducendo le sollecitazioni sull’involucro. Il semirigido fa parte, insieme con il floscio, della categoria dei dirigibili a pressione. I dirigibili semirigidi furono utilizzati soprattutto in corrispondenza delle medie dimensioni, fra i 10.000 e i 30.000 mc. Il primo dirigibile a disporre di un elemento di irrigidimento fu il Julliot-Lebaudy del 1902. La formula del semirigido fu tuttavia sviluppata dalla scuola italiana (Crocco, Forlanini, Nobile, …) che si specializzò, con eccellenti risultati, in questo tipo di dirigibile. I più famosi dirigibili semirigidi furono il “Norge” e l’”Italia”, entrambi progettati da Umberto Nobile e protagonisti delle imprese polari del ’26 e del ’28.


Dispositivo di atterraggio / Landing gear / ... / ...
Sistema destinato prevalentemente ad ammortizzare il contatto del dirigibili col suolo, evitando danni alla struttura e al personale/carico. Il dispositivo può essere pneumatico (bumper) con il solo compito di assorbire gli urti o ruotato per facilitare, con dirigibile leggermente pesante, gli spostamenti al suolo o consentire brevi corse di decollo


Drag rope o Guide rope
Sistema di stabilizzazione della quota di un aerostato in prossimità del suolo. Consiste in una lunga corda pendente dal mezzo che quando l’aerostato tende a scendere tocca terra e riduce il peso sostenuto aerostaticamente. Se l’aerostato diventa staticamente più leggero e si innalza, la corda viene sollevata e fa aumentare il peso sostenuto dall'aerostato che ritrova così l’equilibrio statico. Utile per le manovre in prossimità del suolo. Inventata da Charles Green nel 1830


Gondola / Gondola / Gondel / Gondole
Elemento esterno all’involucro in cui sono collocate cabina di comando, locali equipaggio e passeggeri, carichi, motori. Nei primi dirigibili la gondola era sospesa al disotto dell’involucro, poi progressivamente si andò ravvicinando fino ad essere congiunta. Anche i carichi (soprattutto nei dirigibili di dimensioni più grandi) furono distribuiti fra la gondola e gli elementi rigidi interni all’involucro. Si parla di gondola anche per le “gondole motori” destinate a contenere esclusivamente i motori e lo spazio per il motorista).


Hangar/Hangar-Shed/Luftschiffhalle/Hangar
Costruzione destinata ad assicurare un riparo ai dirigibili durante le soste al suolo o le operazioni di costruzione o manutenzione. Gli hangar per dirigibili sono strutture di grandi dimensioni, proporzionate ai mezzi che devono ospitare, in alcuni casi fra le più grandi costruzioni per superficie coperta. Gli hangar possono essere realizzati sulla terraferma o sull’acqua, fissi o smontabili. Fra i materiali, il legno, l’acciaio, il cemento armato; per piccole dimensioni sono stati anche prodotti hangar in tessuto o pneumatici. Per ottenere un migliore orientamento rispetto al vento al momento delle operazioni di ingresso o uscita dei dirigibili furono anche sperimentati hangar girevoli (efficaci ma costosi). Notevole l’hangar parziale (solo pareti laterali) costruito alle Svalbard per la spedizione del Norge. Durante la prima metà del secolo scorso furono realizzati numerosi hangar per dirigibili, per la maggior parte abbattuti negli anni successivi. Fra gli hangar superstiti, alcuni ancora attivi nella loro funzione originaria, altri parte del patrimonio monumentale e spesso custoditi da associazioni di appassionati (fra parentesi le dimensioni in m. per lungh., largh., alt.): i due hangar di Cardington-UK ((247, 55, 48), l’Hangar di Ecausseville in Normandia-FR (150, 40, 30), l’hangar di Augusta in Sicilia-IT (105, 45, 37), l’hangar Zeppelin di Rio-BR (274, 58, 58). Negli Stati Uniti, gli Hangar di Lakehurst (294, 107, 68), Akron (358, 99, 64), Tustin, Moffett Field (345, 94, 60). Fra gli hangar moderni, quelli della Zeppelin a Friedrichshafen, quello della WDL a Essen. Di recente, nell’ambito del progetto Cargolifter, venne costruito a Brand, nei pressi di Berlino un gigantesco hangar (363, 225, 107) che, al momento dell’interruzione del progetto per difficoltà finanziarie, fu riconvertito in “Parco tematico – Isola tropicale”


Involucro / Envelope / ... / Enveloppe
Contenitore affusolato che nei dirigibili contiene il gas di sostentazione, direttamente o in celle separate. Funzione dell’involucro, oltre quella di contenimento del gas è anche quella di assicurare al mezzo una forma aerodinamica e di proteggere i dispositivi interni. Le principali caratteristiche che deve avere l’involucro sono, oltre la leggerezza, la resistenza alle sollecitazioni meccaniche e all’azione dei raggi ultravioletti. I principali materiali usati per gli involucri sono stati in passato i tessuti gommati, oggi si ricorre a materiali sintetici, spesso laminati per sfruttare le caratteristiche specifiche dei diversi materiali. L’involucro contiene anche i ballonet nei dirigibili flosci e semirigidi e le strutture interne nei rigidi e semirigidi. Nei grandi dirigibili può contenere anche in tutto o in parte il carico e gli alloggi, i serbatoi dei materiali di consumo e della zavorra, e così via.


Pilone di ormeggio / Mooring mast / Ankermast/ Mat d’ancrage
Struttura per la sosta del dirigibile all’aperto. Il dirigibile viene ancorato al pilone e, al fine di ridurre le sollecitazioni, lasciato libero di allinearsi alla direzione del vento. Il pilone fu introdotto dagli inglesi, a partire dai primi anni del ‘900 (primi esperimenti sull’HMA N1 – Mayfly), come soluzione più economica ed in alcuni casi più sicura rispetto al ricovero in hangar. Ci sono due principali tipi di pilone, quello alto, in cui il dirigibile rimane a galleggiare a diversi metri di altezza dal suolo e salita o discesa di passeggeri ed equipaggio hanno luogo attraverso la torre del pilone, quello basso, in cui il dirigibile sosta quasi a livello del suolo, facilitando le operazioni di salita e discesa. A partire dagli anni ’30, al fine di ridurre le esigenza di equipaggio di terra, hanno fatto la loro comparsa piloni di ormeggio mobili. I piloni furono anche montati su navi appoggio come la USS Patoka per consentire l‘ormeggio in mare nelle operazioni di cooperazione con la flotta. La tecnica del pilone è diventata di generale utilizzo e consente la sosta in sicurezza anche per periodi prolungati e in condizioni di tempo difficili, riducendo la necessità di ricovero in hangar alle operazioni di manutenzione o a situazioni meteo estreme. Fra i piloni storici da ricordare la sommità dell’Empire State Building, progettata come pilone di ormeggio per dirigibili ma mai usata a tale scopo e il pilone, tuttora esistente, costruito dagli italiani alle Svalbard in occasione della spedizione del Norge


Quota di equilibrio statico /Static Ceiling/ ... / ...
Quota alla quale il peso del dirigibile è uguale al peso dell’aria che esso sposta. La quota di equilibrio statico varia con i cambiamenti di peso del dirigibile o con la variazione di densità dell’aria esterna


Quota di pressione / Pressure Height/ ... / ...
Quota alla quale le celle del gas si sono espanse fino ad occupare tutto lo spazio disponibile, quello dei ballonet dove questi sono presenti. Ad un ulteriore aumento di quota l’aumento di pressione interna determina l’apertura delle valvole e la perdita di gas. La quota di pressione è un valore di progetto e dipende dalla percentuale di espandibilità delle celle, la quota effettiva può tuttavia variare in base alle temperature relative di atmosfera e gas di sostentazione.


Zavorra / Ballast / Ballast / Lest
Peso “spendibile” che il dirigibile trasporta per consentire guadagno di quota in modalità statica. Durante l’”era dell’idrogeno” le variazioni di quota avvenivano attraverso la fuoruscita di gas (discesa) e rilascio di zavorra (salita). Con l’uso generalizzato dell’elio, il rilascio di gas ha cessato di essere una procedura ordinaria. Talvolta si parla di zavorra anche a proposito del peso che il dirigibile prende a bordo per ritrovare l’equilibrio statico dopo aver depositato il carico. In questo caso si dovrebbe più correttamente parlare di carico di compensazione, avendo finalità e “specifiche” diverse dalla zavorra operativa.




 

Aggiornato il 13 Novembre 2024 © 2004 Marco Calcaterra